A come Action figure
Dagli anni ’60 a oggi il mondo delle action figure si è continuamente dilatato. Una volta i personaggi non erano molti, c’erano i GI Joe, i Bonanza, i cavalieri, i cowboy e gli indiani di The Best of the West della Marx, le action figure della serie del Lone Ranger, il James Bond della Gilbert, L’amico Jackson, i supereroi della Mego, i pirati della serie Fighting Furies della Matchbox, il Big Jim, per citare i più popolari. Poi c’è stata un’impennata, prima con le decine di personaggi dei Masters of the Universe e, soprattutto negli anni ’90, con il dilagare di action figure che fanno riferimento ad ogni versante della cultura pop. Un caso a parte sono i modelli dell’Aurora, in particolare quelli ispirati ai mostri della Hammer: tecnicamente non sono action figure, ma in qualche modo appartengono a quel mondo.
Allora era diventato impossibile, anche per i collezionisti più accaniti, star dietro a tutte le uscite e si rendeva necessario puntare sulla specializzazione. A quel punto c’erano diverse opzioni: o puntare su una certa linea, ad esempio i GI Joe o i Big Jim, o scegliere un filone, tipo il West o il Medioevo, collezionando action figure di diverse marche, o creare una raccolta personalizzata, basata su scelte individuali, accostando personaggi diversi. Oggi si punta molto sulle scelte soggettive, sulla personalizzazione, e non mancano originali variazioni sul tema delle action figure in chiave artistica. In ogni caso, rimane centrale il discorso della rarità.
Indipendentemente dalla scelta fatta, tra i criteri guida rimane quello della rarità: col tempo molte action figure sono diventate molto ricercate, come dimostrano i prezzi raggiunti sulle aste online.
Un criterio, quello della rarità, che non sempre necessita di un lungo periodo di invecchiamento: ci sono action figure di McFarlane e di Sideshow prodotte quindici anni fa che hanno già raggiunto lo status di pezzi da collezione, e lo stesso vale per la serie Funko Pop. Un altro tema importante e ricorrente riguarda la possibilità di riconoscere una natura artistica alle action figure: è un dibattito aperto, affrontato per esempio nei libri Pop Sculpture e Toystellers. Tra l’altro, c’è un legame delle action figure con la tradizione, con i santons provenzali: vari maestri artigiani accanto ai personaggi del presepe creano santons con le sembianze di attori famosi, come Jean Gabin, Fernandel, Lino Ventura.
Oggi le action figure stanno vivendo un momento di grande interesse, è in atto un revival, testimoniato anche dalla vivacità del mercato e dai siti che le trattano, come Vintage 3DJoes, Action Man HQ, Toys Heroes, Limited Toys. Ma quali sono le tendenze? Da un lato si cerca di recuperare i giocattoli della propria infanzia, e qui i baby boomer sono protagonisti, poi si creano collezioni a tema, basate sull’idea di contaminazione, e si punta a dar vita a raccolte ibride, tra il giocattolo e la Pop Art. In particolare, si parla molto di art toys. Un tema trattato anche da Forbes e dal New York Times.
Le Wunderkammer Pop, i musei privati dei collezionisti
Le stanze che contengono le architetture ludiche o le action figure, con o senza le loro scatole, diventano delle Wunderkammer Pop. E’ un tentativo di creare un microambiente isolato, una specie di serra o di monade, con il pretesto di una collezione da esporre sotto teca. In parte questo concetto è stato superato da Internet: ora le collezioni si espongono sui propri profili di Instagram o Facebook. Lo spazio della collezione si è spostato nel virtuale. Però è fondamentale possedere oggetti fisici da fotografare in uno spazio privato per postarli online e condividerli in uno spazio pubblico. Ma i collezionisti in genere preferiscono creare una sorta di Wunderkammer Pop, di camera delle meraviglie creativa, oppure tendono ancora a privilegiare un ambiente più classico, ovvero una stanza dove esporre in modo rigoroso la propria collezione?
Ci sono due scuole di pensiero differenti: i collezionisti old school preferiscono la stanza classica con teche e scaffali ben ordinati in cui proporre e presentare i propri piccoli tesori. In questo caso si segue la logica tradizionale e si espongono personaggi, playset, mezzi legati alla stessa serie, senza deroghe verso altre collezioni. Se si collezionano i personaggi di Star Wars non ci sarà nulla al di fuori di quella serie, o almeno si tenderà a raggruppare il più possibile gli oggetti legati a quella particolare collezione. Viceversa c’è un tipo di collezione molto più libera e creativa, che punta soprattutto sulla contaminazione, dove il divertimento consiste nel creare apparenti distonie e affiancare oggetti e personaggi molto diversi tra loro, magari neanche legati esclusivamente al mondo dei giocattoli.
© Mario Gerosa, Architettura ludica, Edizioni Falsopiano, 2022.